Il Dottor Francesco Berni Canani, medico specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale, Dirigente medico del reparto di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale civile di Pescara, ci parla dell’Acufene.

L’Acufene – il tipico ronzio dell’orecchio, in alcuni casi un rumore fisso, in altri una percezione intermittente – non è una condanna cui rassegnarsi, ma è una patologia che va conosciuta, riconosciuta e affrontata con tutte le metodologie oggi disponibili.

La percentuale di persone colpite dall’Acufene sta crescendo a vista d’occhio. Oggi almeno il 10-15 per cento della popolazione è affetta da tale patologia, più o meno molesta e fastidiosa. E se fino a qualche anno fa rappresentava un problema tipico dell’età avanzata, oggi l’Acufene colpisce soggetti sempre più giovani che si rivolgono all’otorino, spesso tardi, per segnalare quel ronzio fisso nell’orecchio. Segno dei tempi, evidentemente, dei rumori invasivi e spesso traumatici che ci circondano ogni giorno, ma anche del prematuro insorgere di altre malattie che credevamo fossero tipiche dell’età matura.

La diagnosi non è semplice: c’è chi riferisce di avvertire un ronzio fisso, chi un fischio sottile, alcuni descrivono questo suono come il “soffio del vento” o “acqua che scorre”, mentre per altri si parla di un rumore pulsante, come il cuore che batte, o di uno scatto meccanico.

Sotto il profilo medico, l’Acufene è una sofferenza dell’organo dell’udito che può insorgere in relazione a cause spesso diverse fra loro. Un soggetto che lamenti la comparsa improvvisa di un suono anomalo nell’orecchio dovrebbe rapidamente riferirlo al proprio medico curante che, a sua volta, non dirà mai al proprio paziente che “non c’è nulla da fare”, ma piuttosto condurrà la prima valutazione del quadro generale per poi indirizzare il paziente allo specialista otorino. Lo specialista formulerà la propria diagnosi partendo dalla valutazione dell’organo uditivo, attraverso gli esami classici come quello audiometrico, l’acufenometria e le otoemissioni acustiche, per poi decidere eventuali approfondimenti neuroradiologici, ecodoppler dei vasi aortici e intracranici, o esami dell’articolazione temporo-mandibolare.

L’Acufene non è una condanna!
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