Mamma ho il mal di testa
La cefalea nel bambino, conoscere per sapere come agire

In Italia, secondo recenti statistiche, il mal di testa è il disturbo più frequente in età pediatrica e colpisce con emicrania e cefalea muscolo-tensiva circa il 30% dei bambini in età scolare ( 6-10 anni) e il 14% dei ragazzi fra i 12 e i 17 anni con una prevalenza del sesso femminile.

La cefalea può presentarsi anche fra i bambini più piccoli, in questi casi però è più difficile da valutare perché spesso i bambini non sanno esprimere con precisione il tipo di dolore che provano e di conseguenza non sempre è facile per i genitori capire che si tratti di mal di testa.

L’incidenza di questo disturbo è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi 10 anni anche a causa del netto cambiamento nello stile di vita dei nostri ragazzi con riduzione delle ore destinate al riposo, all’aumento dei disturbi del sonno e dei fattori di stress psico fisico, alla maggiore suscettibilità alle emozioni e a condizioni di ansia. Da non sottovalutare la sempre maggiore stimolazione psico-fisica da eccessivo utilizzo dei videogiochi, tv, tablet e smartphone.

È importante riconoscere i differenti tipi di mal di testa per comprenderne le possibili cause del malessere e intervenire con indagini e terapie adeguate.

Esistono, infatti, diversi tipi di mal di testa con evoluzione e implicazioni terapeutiche completamente diverse. La cefalea può essere ‘primaria’ se dalle indagini strumentali ad hoc non si sia individuata una causa organica del dolore, o ‘secondaria’ se conseguente a cause come malattie, infezioni, traumi.
Le cefalee primarie costituiscono la maggior parte dei tipi di mal di testa in età pediatrica e si distinguono in: emicrania, con e senza aura; cefalea tensiva e cefalea a grappolo (più rara in età pediatrica).
La cefalea nel bambino presenta aspetti biologici, psicologici e ambientali legati all’età che impongono un approccio diagnostico e terapeutico specifico. Il bambino non può essere considerato un “piccolo adulto” per cui i criteri di classificazione internazionali, messi a punto per l’adulto, hanno mostrato dei limiti di applicabilità nelle cefalee del bambino, tanto da ritenere necessario modificare alcuni parametri diagnostici. In particolare si fa riferimento alla unilateralità, all’intensità del dolore, alla qualità pulsante, alla maggiore presenza di sintomi gastrointestinali, all’aggravamento del mal di testa con l’attività fisica di routine, alla minore frequenza di sintomi di accompagnamento come nausea , vomito, foto e fonofobia.

Le cefalee secondarie nel bambino sono invece prevalentemente correlate a

  • infezioni: nel caso, per esempio, dell’influenza, della sinusite (infiammazione dei seni paranasali);
  • traumi: dovuti a cadute o piccoli infortuni alla testa;
  • problemi a denti e mandibola;
  • problemi agli occhi, per esempio una miopia
  • patologie infiammatorie della meninge e dell’encefalo
  • lesioni espansive cerebrali ( piuttosto rare in età pediatrica)